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Raspberry Pi5 – preparare le migrazione

Che abbia inizio la migrazione!
In soffitta, ormai da alcuni anni, ho un calcolatore (ex-banca) che funge da server. Fa il suo lavoro senza problemi, solo che lo sto utilizzando meno di quello che pensavo. Nell’ottica di contenere i consumi elettrici e preparare una macchina per quando il pupo chiederà “il computer”, vorrei migrare tutto a raspberry pi.

Per questo ho acquistato una RBP5 con 4GB di ram, sulla quale farò girare Home Assistant, collegando ad essa direttamente le board Numato che ancora devo configurare. Attualmente Hassos gira su una macchina virtuale nel server e mi sembra interessante fare la migrazione per imparare qualche cosa, in primis come usare in modo decente una HD esterno SSD sulla RBP.

Per questo ho creato una ennesima wooden board, sulla quale ho fissato la RBP, il disco SSD ed il regolatore di tensione da 13V a 5V con tanto di fusible. Per il collegamento della RBP al regolatore, ho acquistato su Amazon, dei connettori USB-C terminati con cavetti rosso-nero, che userò per connettermi al regolatore. Inoltre ho preso un ambizioso cavo USB-C, in grado di “sostenere” 100W di potenza passante.

Vale la pena di fare due prove va…
Tensioni a vuoto –
Tensione in ingresso al modulo regolatore: 13.5V;
Tensione di uscita dal regolatore: 5.19V;
Carico 4.5A (non voglio bruciare il fusibile)-
Tensione in ingresso al modulo regolatore: 13.5V
Tensione di uscita dal regolatore: 5.12V
Tensione di uscita dopo il fusibile: 4.96V
Tensione di uscita misurata dal sul carico:4.70

Uhm… ‘sto cavo mica mi convince tanto. Considerato che sono solo 21W di potenza. sono 0.6 ohm di resistenza, per un cavetto lungo appena 30cm. Mi sembra un po’ tanto considerato che promette 100W.

Ora, ragioniamo anche sugli standard di ricarica, dal 2013 è stato tutto un susseguirsi di rilasci, che hanno sempre innalzato la massima potenza trasferibile per la ricarica. Per evitare di andare in giro con cavi USB di diametro 3cm, gli standard hanno sempre previsto un aumento della tensione di ricarica, dai 5V ai 21V con corrente di ricarica massima di 5A. Fanno eccezione gli standard VOOC e SuperVOOC che prevedono correnti da 6A fino a 12A, con potenza massima di 240W. Tanta tanta roba!

Multimetro ed energy meter

Un po’ di tempo fa sono riuscito a montare il mio energy meter. Progetto che si è trascinato sulla mia scrivania per quasi 5 anni e che è stato montato malgrado fosse ancora da terminare (mancano 10 saldature a dire tanto). Recentemente mi sono messo a giocare un po’ con Labview e, per fare pratica nella programmazione, sto usando un multimetro Agilent 34401A. Si tratta di un apparato davvero eccellente, che si può controllare con la GPIB e si interfaccia molto bene con Labview.

Per imparare a scrivere del codice decente mi è venuto in mente di realizzare un logger della tensione di rete e di confrontare la misura del multimetro con quella dell’energy meter. I due apparati sono connessi in punti diversi della rete domestica, con il multimetro che è posto lontano dall’energy meter. Pertanto la misura potrebbe essere affetta da errori dati dalla resistenza ohmica dei conduttori.

Ho eseguito due sessioni di misura. La prima il 27 maggio 2020 dalle ore 23.51 alle ore 11.58 del giorno successivo. I campioni sono acquisiti ogni 24 secondi, per un totale di 1804 campioni. Il valore di “24 secondi” è dato dall’intervallo di campionamento dell’energy meter che ha un “cuore” arduino e che temporizza le letture usando dei delay. Confrontando i grafici si ottiene un risultato interessante.

Misura del 26 maggio.

Analizzando con attenzione il grafico, si nota come i dati dei due sensori siano in generale “accordo”. Risultano solo “sfasati” nel tempo, con multimetro che sembra essere un po’ in ritardo rispetto al sensore di tensione.
La seconda sessione di misura è stata effettuata il 9 giugno 2020 dalle ore 6.33 alle ore 10.33, per un totale di 600 campioni. In questa sessione ho usato un nuovo software.

Sessione del 9 giugno,

I dati confermano quanto rilevato nella sessione di misura precedente, i dati sono in generale “accordo” ma il multimetro è un po’ in anticipo. La differenza temporale dipende dal modo in cui calcolati gli intervalli di campionamento. L’energy meter è basato sul timer di arduino, quando i dati sono inviati al server, questo provvede ad associare loro un timestamp. Il multimetro lavora invece con il timer di Labview che esegue un campionamento ogni 24 secondi. Pertanto è normale che i due orologi non siano sincroni.

Considerazioni:

  • Il multimetro rileva una tensione più bassa rispetto all’energy meter. Questo risultato è atteso e potrebbe derivare dal fatto che l’inserzione voltmetrica è effettuata in due punti molto diversi della linea. Pertanto il multimetro potrebbe risentire degli effetti di carico.
    In effetti confrontando i valori dei picchi notiamo che in corrispondenza dei valori bassi c’è una differenza di 2V o 3V tra i valori misurati. Se la linea è scarica, la differenza nella misura è pressochè trascurabile.
  • La linea di casa è un macello. La distanza tra il contatore di energia del fornitore e il quadro di casa è notevole e la sezione dei cavi non è sufficiente. Pertanto, in corrispondenza di picchi di assorbimento di corrente, la tensione di rete scende a livelli bassisimi: fino a 208V. Su questo c’è poco da fare, sfilare i conduttori per inserirne altri sarebbe un suicidio non conoscendo lo stato dei cavidotti.

Post Scriptum:
per pura curiosità ho misurato anche la frequenza di rete durante l’ultima sessione. I dati rilevati sono:
Fmin: 49.920
Fmax: 50.057

Andamento della frequenza nel tempo.