Archivi categoria: Vita e sopravvivenza

Lo stereo

Del mio “impianto stereo” ho già parlato in un vecchio articolo, in cui ho descritto quello che, per tanti anni, mi ha fatto compagnia musicalmente.
Finalmente, mi sono deciso a ricomperare un nuovo lettore CD. Ho impiegato almeno tre mesi per decidere cosa prendere, quanto spendere e dove acquistare.

Primo dilemma: nuovo o vintage? Sicuramente un impianto vintage è interessante, un bel cd anni 80/90 basato sul convertitore TDA1541, del quale si parla su una marea di siti diversi ( Dutchadioclassic, lampizator, Oldstore, AudioScience, DiyAudio). In prima battuta mi ero quindi convinto ad acquistare un CD880 della Philips, trovato a circa 400 euro su un mercatino. Poi mi sono messo a leggere e, tale acquisto, avrebbe richiesto non pochi hack: ricappare tutto, cambiare i caps del DA, modificare l’oversampling, modificare l’alimentatore etc. In pratica soldi extra per avere un prodotto molto vecchio e un po’ smaneggiato. Senza contare che il tempo di mettere a posto non lo ho.

Lettore nuovo. Attualmente, acquistare un CD player dignitoso è un dilemma. Ci sono i mostri sacri, ma devono essere inseriti in impianti degni di questo nome, e costano un occhio della testa. Spesso si tratta di meccaniche con DA separato, complessi anche da posizionare. Io non voglio spendere tanti soldi, visto che andrò ad inserire il lettore in un contesto molto “economico”. Tuttavia non voglio una schifezza completa, ho ancora un po’ di dignità delle orecchie. Pertanto ho fatto una serie infinita di ricerche, partendo dal Tascam 200BT (che avrebbe anche la connessione Bluetooth, ma del quale non ho letto recensioni molto buone). Ci sono poi i Marantz (soprattutto il 6007) ed altri produttori che sono interessanti, tutti nella fascia dei 500 – 800 euro. Alla fine mi sono deciso: Marantz CD6007 che ha parecchio mercato dell’usato, visto che si è venduto bene. Mi sono messo alla caccia di questo lettore e, con molta fortuna, lo ho trovato in vendita su “mercatinomusicale” ad un prezzo molto conveniente. Il precedente proprietario lo cambia per avere un componente che suoni più dolce. Detto fatto. Preso. L’acquisto del CD ha triggerato il recap e la pulizia del fido Harman Kardon HK6200, che accusava molti problemi ai potenziometri ed aveva bisogno di due nuovo condensatori di livellamento. Mi sono messo in testa di farlo in poco tempo e quindi ne ho completato la revisione in due giorni. Adesso funziona che è un amore!

Sono quindi tornato a casa con lettore CD ed amplificatore, da reinserire nella mia catena di ascolto con le fidate B&W685 (prima serie) finalmente tappate nel bass-reflex.
sono molto soddisfatto e, visto che ormai tutti sono focalizzati sul vinile, voglio fare incetta di CD su ebay, tutto di seconda mano (sperando di non prendere proprio delle schifezze), in modo da risparmiare molti soldi.

Samsung ES8000 – Data REcovery

Nel 2011 ho acquistato un televisore Samsung 46 pollici, modello ES8000 (ne ho già parlato, per un problema, in questo articolo). Per potere giocare con le diverse app installate, ho montato su di esso una chiavetta USB. Nel corso degli anni abbiamo registrato su di essa diverse foto e video, fatti con la camera integrata. Ad un certo punto, il buio. Chiavetta non riconosciuta. Provo ad accedere ai dati, nulla. Non viene vista da Linux nè da Windows. Ok, mi incaponisco. Questo il risultato.

Inserendo la chiavetta in un calcolatore linux, si ottengono pochissime informazioni.
sd 4:0:0:0: [sdd] 2041856 512-byte logical blocks: (1.05 GB/997 MiB)
sd 4:0:0:0: [sdd] Write Protect is off
sd 4:0:0:0: [sdd] Mode Sense: 23 00 00 00
sd 4:0:0:0: [sdd] Write cache: disabled, read cache: enabled, doesn't support DPO or FUA
sd 4:0:0:0: [sdd] Attached SCSI removable disk

Che sono comunque utili a determinare il funzionamento del dispositivo. In rete ho trovato la documentazione di un progetto “SamyGO“, che parla del filesystem di queste chiavette. Si tratta di un RFS, Robust File System, pensato proprio per le pendrive e supportato da Samsung “da sempre”. Rimane da capire come accedere ai dati, cosa che viene spiegata in questo articolo: in pratica si tratta di un filesystem FAT16 o FAT32, che può essere montato nativamente e con poco sforzo in linux. Il problema è, semmai, recuperare i dati della partizione.

Come già successo in passato, mi è venuto in aiuto il programma testdisk (lo avevo usato per recuperare i dati di “esse”) , in ambiente linux. Ho caricato il drive corrispondente alla mia chiavetta (/dev/sdd) ed ho provato a fare riconoscere la partizione: NULLA. Allora ho deciso di lavorare “senza partizioni” indicando un filesystem di tipo FAT16 ed eseguendo una “immagine della partizione”. Ho fatto lo stesso con il filesystem FAT32.
Una volta create le “immagini” mi sono messo a lavorare con queste.
testdisk image16.dd
selezionare “proceed” e quinti “non partitioned media”
associare un tipo fat16 ai dati

eseguire un “rebuild del boot sector”

Con l’opzione “list” è possibile vedere tutti i files che sono recuperabili (in grigio) e quelli persi per sempre (in rosso).

Con una sintassi molto fantasiosa (utilizzo di : e C) è possibile copiare i dati in una altra posizione e, finalmente, goderseli.
Una ultima nota: Samsung salva le immagini in formato ljpg, che è un jpg a tutti gli effetti. I video hanno estensione .vu, ma VLC li “digerisce” senza problemi in quanto sono MPEG.

Finalmente posso regalare a questa chiavetta, il riposo eterno che merita!

Famo a capisse

Negli ultimi giorni, sul tetto della “torre” della Facoltà di Ingegneria è comparso un “antennone”, molto appariscente. Prima che siano divulgate fake-news, fake-info o banalmente delle cavolate, leggete quello che ho da dirvi.

Perchè vi dovreste fidare? Beh, ho avuto il piacere, l’onore ed a volte l’onere di seguire il progetto dai sui esordi, la installazione delle apparecchiature. Capisco “qualche cosa” di telecomunicazioni, sono uno smanettone e su questo blog faccio divulgazione di quello che mi piace. Non ho alcun motivo di raccontare baggianate e, avendo pubblicato il mio indirizzo email, sono sempre pronto al confronto. Questo post non vuole essere troppo tecnico, vorrei che lo capisse anche chi non è addetto ai lavori. Pertanto non rompetemi se non sono rigoroso, cattedratico, accademico o melodrammatico. Soprattutto, non rompetemi se credete che io stia mentendo. Problema vostro.

Iniziamo da lontano: la maggiore parte dei servizi che ci accompagnano durante il giorno e nella nostra vita, sono erogati “via radio”. Basti pensare alla radio FM che ci fa compagnia in auto, alla television, il WiFi, lo smartphone o, semplicemente, il termometro che abbiamo appeso fuori dalla finestra e ci fa leggere la temperatura dall’interno di casa. Tutti questi servizi, per funzionare, non devono essere sovrapposti, altrimenti non potremmo fruirne. Ad ogni servizio deve essere assegnata una precisa frequenza sulla quale essere raggiunto: funziona come sulla radio della macchina, ad ogni emittente è dedicata una frequenza in modo che le trasmissioni non si sovrappongano, rendendole non intellegibili. Quanto detto mostra quanto sia necessario un coordinamento nell’uso delle frequenze e nella distribuzione dei servizi, non solo a livello nazionale ma a livello internazionale e globale. In questo modo evitiamo che in nazioni adiacenti, la stessa “risorsa” di frequenza venga assegnata a servizi molto diversi tra loro creando delle interferenze. Oppure facciamo in modo che una radio acquistata in Italia possa funzionare almeno in Francia o Germania. A livello internazionale il coordinamento nell’uso delle frequenze radio spetta alla ITU ente che ha il suo bel lavoro nell’emanare documenti e monitorare il corretto uso delle risorse. A livello nazionale ci pensa il  C.N.C.E.R. ente dal nome impronunciabile che suona come: Centro Nazionale Controllo Emissioni Radioelettriche. Nota bene, questo ente lavora in seno al MISE (Ministero Sviluppo Economico) e non ha nulla a che fare con Polizia Postale, Servizi Segreti o altro.

Il punto è questo: il CNCER deve fare in modo che le frequenze vengano utilizzate secondo quanto stabilito dal Piano Nazionale Ripartizione Frequenze, che è stato recentemente aggiornato. Se tali regole non vengono rispettate si possono avere interferenze su altri servizi. Alcuni servizi sono critici (Navigazione Aerea, Emergenza, Navigazione Nautica etc) e non devono essere interferiti. Pertanto è necessario avere delle buone “orecchie” in grado di potere verificare se le emissioni sono tutte a norma e occupano le frequenze loro assegnate. Per questo sono attive, su territorio nazionale, una serie (non ho idea di quante siano) di centri di ascolto che consentono di verificare il rispetto delle norme suddette e garantire la sicurezza dei cittadini. Sulla torre della Facoltà di Ingegneria è stato installato uno di questi centri di radio monitoraggio (che non è intercettazione, bada bene). Le antenne che si vedono sono collegate ad un RICEVITORE (da sogno, per un appassionato come me) che è in grado di sintonizzare tante frequenze con estrema precisione e di capire se una stazione è troppo potente o sta creando interferenze o disturbi.

Tutto qui, solo una bella radio che ascolta segnali per tutelare la sicurezza di tutti.

La torre con le antenne sul tetto.

Samsung EU46 serie 8000

Ieri sera (30 settembre) c’è stato un violento temporale nei dintorni di Polverigi. Improvvisamente c’è stato un fulmine che ha illuminato a giorno tutta la zona. C’è stata una micro interruzione di energia elettrica, che ha spento il televisore e molti altri dispositivi elettrici di casa.
Successivamente a questo episodio, il televisore ha iniziato a comportarsi in modo bizzarro. Si è resettato spesso, faceva spesso delle righe colorate o uno schermo verde.
Immediatamente ho pensato: il fulmine ha fatto saltare qualche componente dell’alimentatore e adesso la CPU va in protezione per via di qualche caduta di tensione.
Preso dalla rabbia e dalla disperazione dei miei famigliari, ho smontato il televisore sul mobile della sala, controllato bene la scheda di alimentazione e … nulla. Tutti gli elettrolitici sono normali, non ci sono segni di scarica o bruciatura. Un po’ disperato ho iniziato a guardare su internet alla ricerca di una soluzione ed ho trovato questo video , in cui un ragazzo spiega perfettamente quello che accade.
Il problema è sistemare il guasto a casa: ho solo un saldatore a gas, con uno stagno a base (penso) di maionese e non ho cavi adeguati. Con un po’ di fantasia, e qualche imprecazione, sono riuscito a fare un ponticello per ripristinare le funzionalità e adesso sembra che tutto funzioni regolarmente.

Connettore lato motherboard
Connettore lato PSU

Home Assistant – Mqtt e sensori custom

Grazie alla segnalazione di alcuni studenti del corso di “Laboratorio ICT per la nautica e la domotica”, mi sono imbattuto in Home Assistant, una piattaforma per la gestione domotica molto gradevole e ben funzionante. In passato ho usato OpenHAB, ho dato una occhiata veloce a Domoticz ma HA mi è piaciuto tanto che lo eletto a base per lo sviluppo di un nuovo progetto.
Ho diversi sensori a casa, volti alla misura della temperatura in alcune stanze “critiche”, delle condizioni meteo e dei consumi elettrici. I dati raccolti da questi sensori (realizzati su base ESP8266), sono trasferiti ad un server collettore usando il metodo POST in HTTP. Sul server ci sono alcuni script PHP che raccolgono i dati, danno una prima “scremata” e li inseriscono in un database MariaDB. La fruizione dei dati avviene attraverso un terrificante sito web interno, che, attraverso delle tabelle, organizza i dati e consente di tracciare dei grafici scegliendo una diversa base dei tempi. Tutto questo “accrocco” funziona in modo decente, non ho mai perso dati, tutto è catalogato ordinato e preciso. Ci sono anche dei difetti: aggiungere delle automazioni è piuttosto complesso, la visualizzazione dei dati è poco “user friendly”, manca una APP per potere gestire tutto comodamente da SmartPhone.

Una volta conosciuto HA, ho deciso di migrare (piano piano) i dati su questa piattaforma, facendo in modo che il sistema riconosca quanto già presente in rete, ed integrando a mano tutto il resto.
Il primo step è stato installare HA in modalità completa (Home Assistant Operating System) come macchina virtuale nel server di casa. Operazione davvero banale, grazie all’uso di libvirt ed al fatto che ho già altre VM per il monitoraggio della rete dati. La piattaforma è risultata subito perfettamente funzionante ed ha “riconosciuto” alcuni dispositivi come il mio smartphone e la TV. Per integrare altri dispositivi ho seguito due strade:
– uso dei plugin custom presenti nella community di HA o su GItHUB;
– uso “massivo” di MQTT.
La prima via, ha risolto il problema dell’integrazione dello split Daikin (che mi ha fatto penare davvero tanto) e dei router MikroTik. Con la seconda strada ho “sistemato” i sensori custom, senza la necessità di doverli riprogrammare.

Ho quindi installato il broker mqtt usando “mosquitto”, in ambiente linux e modificato lo script PHP che processa i dati in ingresso al server. Questo è stato arricchito da una riga che, sfruttando mosquitto_pub, consente di pubblicare su un canale i dati ricevuti e metterli quindi a disposizione di tutti gli oggetti mqtt.
exec("mosquitto_pub -h localhost -p 1883 -t '/csensors/".escapeshellarg($name)."/temp"."'"." -m ".escapeshellarg($json_string_temp));

exec("mosquitto_pub -h localhost -p 1883 -t '/csensors/".escapeshellarg($name)."/humi"."'"." -m ".escapeshellarg($json_string_humi));

Queste due righe di codice consentono di replicare i dati di temperatura ed umidità ricevuti dai sensori remoti sul sistema MQTT.
La verifica del funzionamento è semplice, basta usare
mosquitto_sub -h localhost -p 1883 -t '#' -v
per mettersi in ascolto su tutti i canali e verificare il corretto scambio di messaggi:
/csensors/xxxx01/temp {"sensore"="xxxx01","value"="24.20"}
/csensors/xxxx01/humi {"sensore"="xxxx01","value"="49.00"}
/csensors/yyyy01/temp {"sensore"="yyyy01","value"="33.00"}
/csensors/yyyy01/humi {"sensore"="yyyy01","value"="31.50"}
/csensors/xxxx01/temp {"sensore"="xxxx01","value"="24.20"}
/csensors/xxxx01/humi {"sensore"="xxxx01","value"="49.00"}


Una volta che i dati sono disponibili sul sistema MQTT, occorre istruire HA per poterli leggere ed elaborare. Per questa operazione è necessario modificare la configurazione del sistema. Io mi sono trovato molto bene con il componente aggiuntivo “Studio Code Server“, che avevo già usato per integrare il NAS e modificare la configurazione dell’oggetto TV.

Ogni dispositivo MQTT deve essere creato appositamente, istruendo HA sul canale da sottoscrivere, il valore da leggere ed i suoi attributi. Il file ha sintassi YAML e particolare cura deve essere prestata alla indentazione.
mqtt:
sensor:
- name: "Temperatura yyyy"
state_topic: "/csensors/yyyy01/temp"
unit_of_measurement: "°C"
device_class: "temperature"
- name: "Umidita yyyy"
state_topic: "/csensors/yyyy01/humi"
unit_of_measurement: "%"
device_class: "humidity"


Terminata la redazione del file di configurazione è necessario riavviare HA per fare in modo che i dispositivi vengano integrati nelle “entità”. A questo punto è immediato aggiungerli ad uno dei tanti pannelli di controllo e visualizzazione che si possono creare.

Odroid XU3

Da diversi anni ho installato una Odroid XU3 in uno spazio attrezzato, ove funge (essenzialmente) da piattaforma per Spyserver. Malgrado sia un oggetto piuttosto datato, lavora molto bene e non è particolarmente avida di energia.
Recentemente ho notato che tende ad essere un po’ calda, pertanto, oltre a sostituire la ventolina che non ne poteva più, ho provato a fare un po’ di hack sul controllo della rotazione.
Ho letto un interessante articolo su un forum, in cui viene spiegato in modo molto semplice come cambiare la logica di intervento della ventola. Le impostazioni che ho configurato sono un po’ aggressive: alla temperatura di 50°C la ventola gira al 50%, a 65°C si sale all’80% ed oltre i 75°C arriviamo al valore di 95%. Considerato che la ventola è inserita in un contesto piuttosto “caldo” è meglio “prevenire”.

Situazione di partenza, temperatura media 64°C

Dopo qualche giorno di lavoro, la situazione è la seguente. Tocca solo capire quanto durerà la ventola!

Dopo la cura!

Non ci ho capito un tubo

Situazione: bagno cieco, con sfogo dell’aria in giardino. Dopo i lavori di ristrutturazione del bagno, c’è stata la necessità di “prolungare” il tubo esistente (diametro 10cm), per spostare verso il basso il punto di adduzione dell’aria. Per realizzare la prolunga, ho preso un pezzo di tubo da 80 e lo ho infilato nel tubo esistente. Commettendo un grossolano “errore da cojone”. Il tubo di sezione minore ha “ostruito” quello di sezione maggiore, per la presenza di una “curva” ed il risultato è stato che nel bagno, abbiamo creato una serra.
Nella serra, lungi dal crescere piantine, l’umidità ha fatto in modo che la parete “fredda” producesse tanto salnitro da staccare la pittura.

Disperato dalla situazione, ho deciso di cambiare aeratore, installandone uno molto potente della Vortice. Si tratta del modello “CA WE D HABITAT 100 ES“, un ventilatore centrifugo da condotto, per installazione esterna. Prodotto davvero costoso ma fatto molto bene, con un motore potente e silenzioso accreditato da una portata minima di 80 m3/h e massima di 265m3/h. Per installarlo bastano 10 minuti, è davvero un gioco da ragazzi. Solo che dopo 2 ore che lo avevo montato sono “emerse” alcune richieste:

  • Il ventilatore deve essere temporizzato come il precedente;
  • Quando si spegne la luce del bagno, il ventilatore deve andare alla velocità massima;
  • Dopo le 22.30, la velocità massima deve essere inibita.

Andiamo per gradi. Il ventilatore prevede una morsettiera con “fase, neutro, max”, ove l’ultimo terminale deve essere connesso alla fase per mandare il motore alla velocità massima.


Per realizzare la temporizzazione, ho acquistato su Amazon, un temporizzatore CS3-1B, ovvero un piccolo relè a stato solido, con due trimmer per regolare lil ritardo di attivazione e la durata dell’alimentazione del carico. Prevede l’ingresso della “fase neutro” e di una fase interrotta che è il “segnale” che regola l’alimentazzione del carico e, allo spegnimento della luce, fa partire il timer che regola il ritardo di spegnimento del carico. E’ una unità piccolissima, che si può mettere anche dentro una 503. Il primo problema è risolto.
Allo spegnimento della luce del bagno, la velocità deve essere massima. Questo lo ho risolto con un relè con bobina a 220V. Il morsetto di attivazione della velocità massima è collegato sulla uscita del relè temporizzato attraverso il contatto “normalmente chiuso” del relè. Alla accensione della luce del bagno, il relè si “apre” e la ventola gira alla velocità minima. Allo spegnimento del relè, il contatto si chiude (NC) e la ventola commuta al massimo.
Per gestire la temporizzazione notturna, ho acquistato (sempre su Amazon) un timer meccanico su DIN, che ho inserito in “serie” all’uscita del contatto del relè. In questo modo, dopo le 22.30, anche se è presente tensione sul piedino di doppia velocità, il timer ha il contatto aperto e questa funzione è inibita.

Le specifiche sono state tutte rispettate, il cliente (mia moglie) è contento ma nella parte superiore della ventola c’è un certo affollamento… Adesso non rimane che aspettare che la parete si asciughi e poi ritinteggiare tutto.

Stazione meteo: 3.0

Da diversi mesi ho smontato la stazione meteo che avevo sul tetto. Finalmente mi sono deciso a farne una nuova. Le motivazioni sono semplici: voglio passare dalla connettività wireless a quella cablata e fare tesoro di quanto scritto in questo articolo.

La nuova piattaforma sarà inizialmente basata su una Raspberry Pi 2. Ormai questo hardware è molto vecchio e non si adatta a lavori molto intensi per carico di CPU. Meglio quindi relegarlo alla data acquisition, visto che a bordo c’è tutto quello che serve: SPI, I2C, Camera ed ethernet. Spero solo che la CPU “regga” il caldo, ma se non dovesse risultare stabile ho pronto un “piano B”. Le caratteristiche della nuova piattaforma:
– alimentazione singola a 12V con regolatori interni per 5V e 3.3V;
– Raspberry PI 2 con camera;
– sensore BME 280 interno per rilevare pressione e la temperatura interna del box;
– sensore DHT 22 esterno per umidità e temperatura;
– convertitore A/D MCP3424A per lettura della velocità del vento;
– rimozione del sensore di direzione del vento (almeno per ora);
– predisposizione per sensore di pioggia;

In questi giorni di sviluppo hardware e software ho anche riaperto la vecchia stazione meteo che era operativa dal 2018 ed ha preso notevoli “botte” di grandine e caldo. La situazione all’interno del box è molto molto buona. Non ci sono segni di ossidazione. Solo i cavi hanno sofferto notevolmente e si sono rovinati (devo rinforzarli). Spero di ripristinare le funzionalità entro fine marzo.

In fase di apertura.
La board
Cavo danneggiato dal pressacavi
Nessun segno di ossidazione

Data Recovery

Situazione: un conoscente, che per convenzione e privicy chiameremo “esse”, crea per errore un “supporto per l’installazione di windows 10” sul disco dei backup. Windows, vede uno disco da 1TB e decide di formattarlo. Esse mi chiama dicendo che il disco che si chiamava “pippo”, ha cambiato nome e dentro ci sono solo files di windows.
In passato avrei detto “pace è andato tutto”. Questa volta mi sono incaponito e forse sono riuscito a recuperare un po’ di dati. Ho lavorato solo in ambiente Linux (Ubuntu).

Step zero: non avere fretta. Il data recovery è un processo lungo, lunghissimo. La fretta aumenta il numero di dati che vengono persi.

Primo step: non si lavora MAI sul disco originale. Pertanto ho preso un disco da 2TB (ex videosorveglianza, lentissimo), e lo ho installato nella mia WS. Ho fatto una immagine del disco originale con “dd” e ho messo in un cassetto il dispositivo. Da questo momento in poi ho lavorato SOLO sulla immagine, per preservare i dati e la meccanica del disco originale.

Secondo step: cercare di recuperare la tabella delle partizioni vecchia. Per questo mi sono avvalso del tool testdisk, usando la funzione di “deep search”. Una volta ricostruita la tabella delle partizioni, il problema è stato: come recupero i dati da un filesystem compromesso? I tool nativi di Linux, come ntfsrecover, non sono riusciti a fare nulla in quanto richiedevano l’uso di chkdsk. Ho provato montare la partizione recuperata in windows, usando losetup per creare un loop device e qemu-image per creare un file qcow2 relativo solo alla partizione ntfs: nulla, windows si rifiuta di collaborare.

Terzo step: cercando in rete mi sono imbattuto in un paio di programmini davvero interessanti. Non avendo fretta (step zero) ho deciso di provare. Il primo si chiama scrounge-ntfs ed è attualmente al lavoro. Richiede pochi input (start-end) della partizione NTFS e una cartella di appoggio. Attualmente ha recuperato 378GB di materiale, organizzando tutto in una unica directory.
L’altro software si chiama scalpel e mi sembra maggiormente orientato al data recovery in ambito forense, soprattutto in presenza di dati intenzionalmente cancellati.

Il processo è ancora in corso (sono passate solo 24 ore). Prima o poi finirà.

La giornata del saldatore

Ieri, dopo parecchio tempo, ho rimesso mano al saldatore per sistemare un paio di lavoretti arretrati.
Il primo è relativo ad un “trapianto di memoria” in una vecchia chiavetta USB nella quale si è bruciato il controller. La persona che mi ha affidato il dispositivo è riuscita a trovare un oggetto IDENTICO, che ha reso possibile l’operazione di espianto della memoria e inserimento nella chiavetta con il controller funzionante.
L’operazione è stata piuttosto articolata in quanto è stato necessario dissaldare il chip di memoria originale (fatto con la tecnica della colata di stagno), pulire bene i pad e poi risaldare il chip di memoria. Fortuna il saldatore con stilo SMD. La chiavetta, per pura fortuna non si era danneggiato il chip di memoria, è risultata subito funzionante ed ha consentito di recuperare tutto il contenuto.

Le chiavette gemelle
Particolare del chip di memoria risaldato
Chiavetta funzionante.

Il secondo intervento è stato relativo al ripristino di un cavo HP 11730A, usato per la connessione della testina generatrice di rumore ad un NFA 8975A. Per motivi di ageing uno dei pin si è rotto, rendendo impossibile il riconoscimento della testina e la misura.
Dopo qualche tentativo, sono riuscito a risaldare il pin e la testina viene riconosciuta. Non è un lavoro da poco in quanto il cavo è dannatamente costoso!

Il pin riparato.