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Ciao Jimny

Il Jimny è entrato “in famiglia” a febbraio del 2008, dopo che, a seguito di un incidente, ero rimasto “senza moto”. La prima gita fatta con il “J” è stata sulla strada del “Fargno”, gomme originali (le tremende Dunlop 684). Una bella giornata di sole in cui mi ero fermato a causa di un nevaio troppo alto (senza blocchi si fa poco). Da quel giornoè stato un crescendo: raduni con il gruppo del Monte San Vicino, fangaie, salite, il giro del “crossodromo di Cingoli”, 45000km in autostrada in un anno.

12 anni di “J”, una macchina fantastica che mi ha dato tanto malgrado i suoi (non pochi) difetti: i ponti rigidi sono molto scomodi a lungo andare, la guida sul bagnato è piuttosto “imprevedibile” per via della trazione posteriore e della bizzarra distribuzione dei pesi. 12 anni di scodate, di ingressi in curva (anche a 40 km/h) ripresi per miracolo, ma anche di grandi soddisfazioni sulla neve ed in ogni condizione in cui servivano le 4×4 le ridotte.

Malgrado i 190000km percorsi, mi ha tradito la pioggia su un pezzo di strada dritta, con le gomme (seminuove) estive e senza 4×4. Ho inserito la TERZA, è entrato in coppia il motore e la macchina, a causa del fondo stradale bizzarro, si è girata due volte per poi finire in un fosso. Fortunatamente non si è fatto male alcuno, solo un po’ di paletti.

Ho portato la macchina al mio meccanico di fiducia e la diagnosi è stata nefasta: solo di carrozzeria sono tanti soldi. Irreparabile.

Il “J” mi ha fatto due ultimi regali: il primo è stato quello di uscire, una volta raddrizzato, con le sue ruote dal fosso: 4×4 e ridotte ed è venuto fuori. Come altre mille volte. Il secondo è stato il suo valore da auto incidentata: ho conosciuto l’ottimo servizio di “Autodemolizioni San Marino“, che ha acquistato l’auto. Il titolare mi ha illustrato i danni meccanici e mi ha confermato che la spesa della riparazione era notevolmente eccedente il valore del veicolo.

Pertanto da qualche giorno ho una nuova auto. Una cosa totalmente diversa, una macchina che mai avrei pensato di acquistare, focalizzato come ero sull’avere un altro fuoristrada. Ed invece mi trovo a bordo di una “Fiat Tipo SW 1.6Multijet”. Sono già innamorato del motore, del comfort e delle tante piccole comodità che una auto del 2020 può offrire. Mi mancherai “J”, compagno di tante avventure.

Le nuove gomme invernali

Primo mese di utilizzo delle nuove gomme invernali che hanno rimpiazzato le Kuhmo. La preferenza è andata alle Matador MP92 Sibir Snow che mi sono state consigliate dal mio gommistsa di fiducia: Gommauto di Paolucci.

Avevo montato in passato le Matador invernali su una Fiat 600 ed ero rimasto positivamente impressionato dalla loro trazione sulla neve fresca. Ad un mese dal loro montaggio sul Jimny sono davvero contento della scelta. Il Jimny è una macchina notoriamente difficile da tenere in strada: trazione posteriore, motore che spinge quando entra in coppia, retrotreno molto leggero. Questi pregi si traducono in sottosterzo in ingresso curva e sovrasterzo in uscita, con frequenti scodate e qualche testacoda.

Le Sibir si stanno comportando benissimo sul bagnato, sono davvero sorpreso della loro capacità di aderenza e resistenza all’acquaplaning. In questi giorni di pioggia, non mi hanno mai messo in difficoltà ed il loro comportamento è sempre prevedibile. Sull’asciutto si sente un po’ la morbidezza della carcassa, con un po’ di incertezza nell’ingresso curva. Rispetto alle vecchie gomme, un altro pianeta. Vediamo come si comporteranno sul lungo periodo!

Vista dello pneumatico. Percorsi meno di 1000km

Jimny e frizione

Sintomi del problema: le marce entrano con difficoltà, come se la frizione fosse consumata e non “staccasse” a dovere.

Qualche mese fa sono rimasto ” a piedi ” con il Jimny. Il pedale della frizione si è completamente svincolato dall’attuatore e non riuscivo più a “liberare” il motore. All’epoca ero riuscito a risolvere il problema con una chiave da 13. Si era allentato una dado di una staffetta di metallo che crea un vincolo tra il perno che proviene dal pedale frizione e l’attuatore. Il perno della frizione termina con un “millerighe” che si innesta in questa staffetta e trasforma il moto circolare dell’asse, in un modo lineare attuando la frizione.

Due settimane fa, di nuovo lo stesso problema. Marche che entrano male, difficoltà alla guida. Ad un certo punto il pedale della frizione si libera come era già successo. Prendo la chiave da 13, smonto la staffetta di metallo e noto con dispiacere che si criccata in due punti. Non riesco a rimontarla, pertanto decido di tornare a casa in 2a e 3a, partendo con il motorino di avviamento. Nel percorso incontro una officina Suzuki, nella quale il meccanico (un po’ sbrigativo a dire il vero), mi trova il ricambio sulle fiche del TIS Suzuki e mi invita a prendere  personalmente il pezzo “come privato fai prima”. Intanto riesco a fare risaldare la staffetta presso una carrozzeria del paese (gentilissimi, meritano la menzione: MC Carrozzeria).

Il ricambio è disponibile, lo passo a prendere in magazzino a Recanati e lo tengo nel portaoggetti dell’auto: finchè la staffa saldata “tiene” non intendo cambiare il pezzo!

Per coloro che volessero maggiori informazioni, il pezzo si trova sulla fiche 14 del TIS Suzuki, con nome “Leva Frizione Pedale SN415D” numero ricambio: 49821-84A50-000.

  

Astenersi Perditempo

Da quando sono bambino, leggo con interesse le sezioni annunci dei giornali. Quando ero un assiduo frequentatore della banda CB, cercavo in quegli annunci gli apparati dei miei sogni, le antenne che non potevo montare e tutti gli accessori che mi piacevano. Una cosa che mi ha sempre colpito era la frase: “astenersi perditempo”. Mi ha sempre colpito perchè mi sono chiesto: “ma quante persone vuoi che ti chiamino per avere informazioni e non comperare nulla?”-

Da qualche tempo ho messo in vendita la moto, utilizzando un paio di canali noti per la loro diffusione: il sito moto.it ed il sito subito.it Mi sono immediatamente ricordato della frase “astenersi perditempo” che leggevo da bambino. In questo mesi le persone che mi hanno chiamato sono catalogabili, in quelli che:

  • “domani vengo a vedere la moto e la porto via”;
  • “venderesti separatamente ….”;
  • “mi potresti mandare delle foto dettagliate”;
  • “ti offro 1500 euro in meno, ci stai?”;
  • “permuteresti la moto con una macchina/moto/Stralis “;

Per tutti, una sola categoria: perditempo!. Molti di questi, dopo che tu hai mandato le foto fatte con la reflex in cui si riesce a leggere il DNA dei moscerini, scompaiono nella rete e se chiedi loro un feedback non rispondono.

Continuerò a non mettere la clausola “astenersi perditempo” nei miei annunci ed a farmi delle risate ogni volta che mi arriva una mail o squilla il telefono.

PS: fino ad oggi solo un compratore si è dimostrato eccellente. Quello che ha preso la moto da cross. Mi ha telefonato la mattina, a pranzo ha preso la moto. Così si fa!

Africa TWIN!

Premessa: possiedo un KTM 990 Adventure Dakar del 2011. I commenti alla moto provata sono pertanto da intendersi pesati sulla base della mia esperienza.

Ho letto della possibilità di provare la AfricaTwin su Facebook e, incuriosito, ho aspettato una giornata di sole, calma e relax per fare la prova. Esteticamente la moto è bella, la livrea bianca mi ricorda la Africa Twin che sognavo da bambino. I volumi sono molto bilanciati e la moto non appare pesante. Cosa molto importante è molto bella anche senza borse (al contrario del GS che, a mio avviso, “non se guarda”).

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In sella si sta comodi è un pelino più bassa della Karota. Il serbatoio è un po’ grandino rispetto alla mia abitudine e mi fa sentire un po’ le gambe “larghe”. Le pedane hanno un buon grip. I blocchetti elettrici sono belli, per nulla dozzinali e non troppo farciti di pulsanti e funzioni. Ho trovato molto comoda la possibilità di escludere il traction control con un semplice pulsante, senza ricorrere a menu e programmazioni varie. Il cruscotto è molto chiaro, la velocità si legge bene e i giri motore anche. Le spie degli indicatori di direzione sono enormi, impossibile dimenticarli!

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Si parte! La sensazione è quella di una moto “comoda” e “facile”. Il motore è fantastico, spinge molto bene dal basso senza “pistonare” o strattonare. Pochissimo effetto on-off. Nella maggiore parte dei casi sono sempre partito in seconda, tanto è morbido il propulsore. Pensavo che l’elettronica avrebbe presentato un motore noioso, invece la potenza c’è e non è filtrata dal silicio delle centraline. Il controllo di trazione non è invasivo. Una volta disattivatolo la moto sfoggia un carattere piuttosto “pepato”. Su strada si guida molto bene ed è un attimo trovarsi  a  velocità da disintegrazione della patente, mi sembra molto progressiva a scendere in curva anche se va un po’ “tirata”. Sullo sterrato il comportamento è buono, in piedi si sta molto comodi e la moto risponde bene.

Cosa mi è piaciuto: la posizione in sella, la sensazione di estrema leggerezza della moto, il motore davvero gestibile e l’elettronica disattivabile.

Cosa non mi è piaciuto: i freni. L’anteriore è troppo aggressico per i miei gusti. Considerando la connotazione “enduro” della moto, ritengo che i due dischi a margherita siano troppo duri. Altro aspetto che mi convince poco è la eccessiva esposizione dei terminali di scarico davanti al propulsore. Sulla mia Karota l’anteriore è più pulito e meno “vulnerabile”.

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Per essere onesti attribuisco un voto 8 alla mia Karota. La nuova Africa Twin si merita un 9, soprattutto per la facilità di guida e la pastosità del motore.

Certo che salire di nuovo sulla Karota e scoprirla scontrosa, ignorante e con un motore infinito è… tutta un’altra musica: una bellissima musica!

I 5 passi

Un’altra escursione tipica delle mie gite in montagna: i 5 passi del Trentino Alto Adige Est. Si parte da Bolzano, percorrendo la Val D’Ega e poi il passo Costalunga. Si sfila accando al lago di Carezza (troppe macchine, moto e persone) fino a raggiungere la Valle di Fassa. A questo punto è necessaria una piccola divagazione per raggiungere i piedi del ghiacciaio della Marmolada e fare una foto accanto al cartello del Passo Fedaia.

Tornati indietro sui propri passi si percorre il passo Pordoi, il Campolongo e quindi il Gardena. Sosta a Selva di Valgardena e rientro da Bolzano.

Alcuni commenti:

  • troppo, troppo, troppo traffico. Soprattutto di persone che non sono abituate alla guida in montagna e voglio salire sul Pordoi a 35km/h. O scendere solo di freni a 40km/h. State a casa.
  • Brutto spettacolo quello offerto da 3 turisti austriaci a bordo di macchine supersportive. Hanno percorso i passi lasciando lunghe sgommate in ogni dove e si sono prodigati in sorpassi ai limiti della decenza. Fate i buzzurri a casa vostra, ne abbiamo tanti dei nostri.
  • Ci si abitua molto facilmente alle temperature dei passi: sempre tra i 20 e 25 gradi. Quando siamo scesi a Bolzano ne abbiamo trovati 38. Abbiamo rischiato l’infarto.

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Notare la media in movimento, comprensiva del tratto autostradale Bolzano, Mezzocorona. Da fare venire i brividi!

Dolomiti!

I miei 4 passi: Palade, Stelvio, Gavia e Tonale. Sono una manciata di kilometri, non oltre i 300. Però ci vuole una giornata per farli, tanto è bassa la velocità media possibile. Il percorso che abbiamo seguito è questo (manca la prima parte in quanto mi ero scordato di attivare il tracker).

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La salita sul passo Palade è facile e bella. La strada è ampia ma non particolarmente panoramica. Diverso nella salita sullo Stelvio. Abbiamo messo alla frusta il Ktm cercando di salire con una buona media. Peccato che verso la fine della salita, per cause ancora da determinare, abbia iniziato a perdere potenza. Come se mancasse la benzina: strattoni e pochissima potenza, tanto che sono salito con un filo di gas in prima. Piuttosto preoccupati abbiamo pranzato e, alla ripartenza, tutto passato. Vai a capire che cavolo era successo…

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Il passo Gavia è sempre una emozione grandissima. Strada minuscola, rovinata, stretta, difficile. Arrivati in cima è tutto dimenticato, panorama mozzafiato, arietta frizzantina e il ghiacciaio sopra la testa. Magnifico.

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La discesa è sempre emozionante. Nella parte iniziare è difficile raggiungere i 40km/h, visto che la strada è troppo stretta anche per due moto!

Per curiosità ho effettuato il tracking della gita con Google MyTracks:

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Siete appassionati di montagna e di moto? Allora fate questo giro!

GoPro

Estate. Tempo di moto. Moto. Tempo di GoPro.

Ultimamente mi sto divertendo molto con la GoPro, penso che il merito sia anche del NAS, nel quale posso archiviare tutte le schifezze che riprendo. Una delle ultime produzioni video riguarda un esperimento in notturna: Sirolo -> Ancona (il monte) alla sola luce del faro del Kappone. Le riprese sono notevolmente rumorose, ma interessanti. Per gli amanti della tecnologia, si tratta di una GoPro Hero3.

Motomemoria SicDay 2015

I 58boys sono dei grandi. Continuano a portare avanti il nome del SIC con costanza, impegno e iniziative sempre nuove e splendidamente organizzate. Quest’anno ai SicDays eravamo tantissimi, accomunati dal ricordo del SIC e dalla passione per le due ruote.

A Coriano le moto erano tantissime, e quando abbiamo mosso i primi km del motogiro, era impossibile vedere la testa e la coda del gruppo. Tantissimi! Tra strade malmesse, panorami emozionanti e qualche goccia di pioggia. Abbiamo attraversato qualche paese, siamo passati a Tavullia, a Gradara e poi siamo arrivati a Misano. Qui siamo entrati nel circuito, intitolato a Simoncelli, per una parata in suo onore. L’emozione è stata grandissima, indescrivibile.

L’organizzazione del giro è stata superlativa. Staffette che bloccavano gli incroci, persone che salutavano la grande carovana in modo festante, tanti curiosi che hanno girato video al serpentone di moto.

Ho girato qualche filmato con la GoPro, ne è risultato un video un po’ lungo.

Grazie a tutti per l’emozione, grazie al SIC che ha messo insieme tutte queste persone.

Frontone2015

Il raduno di Frontone, il “cimento invernale” è un appuntamento che apprezzo molto. Sono salito spesso per prendervi parte, qualche volta di  sabato e altre volte la domenica. La mia ultima partecipazione risale al 2011, anno in cui sbagliai tragicamente abbigliamento e mi trovai con 38 di febbre il giorno dopo. All’epoca ero in sella alla BMW F800GS

Quest’anno è andata molto meglio, sono salito con le solite temperature invernali (minima di 3 gradi), e sotto la pioggia. Sono tornato a casa passando per Serra San’Abbondio e Sassoferrato, sfiorando Genga e poi con la SS76. In tutto sono 190km, fatti in poco più di 3 ore. Non mi sono fermato molto al Castello, ero solo e non mi andava molto di stare in giro.

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Due parole sull’abbigliamento utilizzato:

  • maglia e sottopantaloni tecnici Decathlon Kipsta;
  • Immancabile pile (sempre Decathlon);
  • Giacca e pantaloni Dainese con imbottitura;
  • Antipioggia SIDI in colore giallo K-OUT 3;
  • Sottocasco;
  • Scaldacollo preso al corso di adventureschool.

Il video della salita al Castello.