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L’angolo del cialtrone

Domenica mattina, piove. Dalla sala da pranzo si leva, disperato, l’urlo dei familiari in preda al dolore: “non funziona internet”. Tralasciamo la semantica della frase.
Attendo qualche minuto, sperando in un down temporaneo del gestore e poi decido di andare in soffitta a riavviare il router esterno, una operazione davvero semplice, basta scollegare il POE.

Una volta in soffitta noto con stupore che entra acqua dal lucernaio, pertanto sarà necessario intervenire appena il tetto sarà asciutto per rimettere il silicone. Mi avvicino al POE e noto, con disperazione, che esce acqua dal cavo di rete. Non mi era MAI capitato prima. L’allagamento del cavo ha messo in corto il POE che è (fortunatamente) andato in protezione.

Ok, e adesso? Piano A, aspettare lunedì e la fine del monsone per andare sul tetto e capire cosa cavolo sia successo. Piano B, andare subito sul tetto per sistemare l’accesso alla rete internet e ripristinare la pace famigliare. Vada per il piano B. In cantina trovo una matassa di cavo UTP cat 5e da esterno e vado sul tetto con la giacca cerata da montagna, sotto la pioggia. Cambio al volo il cavo, perdo almeno 30 minuti per farlo rientrare in casa dal foro sulla parete (non sono riuscito a fare uno sfila-infila). Riconnetto e tutto riparte.

Cosa è successo? Il cavo che ho installato 6 anni fa, era da interno e non protetto da guaina. La solita cosa “metto un cavo volante poi con calma faccio le cose per bene”. Ecco, ancora sto aspettando di farle “per bene”. Con il sole la guaina del cavo si è irrigidita e spaccata, facendo entrare copiosa acqua piovana. Questa seguendo il principio dei vasi comunicanti e grazie alla capillarità dei cavetti AWG24 è riuscita a trovare una facile strada per entrare in casa ed allagare il POE che è appeso ad una parete.

Una cialtronata. Finita bene

Non ci ho capito un tubo

Situazione: bagno cieco, con sfogo dell’aria in giardino. Dopo i lavori di ristrutturazione del bagno, c’è stata la necessità di “prolungare” il tubo esistente (diametro 10cm), per spostare verso il basso il punto di adduzione dell’aria. Per realizzare la prolunga, ho preso un pezzo di tubo da 80 e lo ho infilato nel tubo esistente. Commettendo un grossolano “errore da cojone”. Il tubo di sezione minore ha “ostruito” quello di sezione maggiore, per la presenza di una “curva” ed il risultato è stato che nel bagno, abbiamo creato una serra.
Nella serra, lungi dal crescere piantine, l’umidità ha fatto in modo che la parete “fredda” producesse tanto salnitro da staccare la pittura.

Disperato dalla situazione, ho deciso di cambiare aeratore, installandone uno molto potente della Vortice. Si tratta del modello “CA WE D HABITAT 100 ES“, un ventilatore centrifugo da condotto, per installazione esterna. Prodotto davvero costoso ma fatto molto bene, con un motore potente e silenzioso accreditato da una portata minima di 80 m3/h e massima di 265m3/h. Per installarlo bastano 10 minuti, è davvero un gioco da ragazzi. Solo che dopo 2 ore che lo avevo montato sono “emerse” alcune richieste:

  • Il ventilatore deve essere temporizzato come il precedente;
  • Quando si spegne la luce del bagno, il ventilatore deve andare alla velocità massima;
  • Dopo le 22.30, la velocità massima deve essere inibita.

Andiamo per gradi. Il ventilatore prevede una morsettiera con “fase, neutro, max”, ove l’ultimo terminale deve essere connesso alla fase per mandare il motore alla velocità massima.


Per realizzare la temporizzazione, ho acquistato su Amazon, un temporizzatore CS3-1B, ovvero un piccolo relè a stato solido, con due trimmer per regolare lil ritardo di attivazione e la durata dell’alimentazione del carico. Prevede l’ingresso della “fase neutro” e di una fase interrotta che è il “segnale” che regola l’alimentazzione del carico e, allo spegnimento della luce, fa partire il timer che regola il ritardo di spegnimento del carico. E’ una unità piccolissima, che si può mettere anche dentro una 503. Il primo problema è risolto.
Allo spegnimento della luce del bagno, la velocità deve essere massima. Questo lo ho risolto con un relè con bobina a 220V. Il morsetto di attivazione della velocità massima è collegato sulla uscita del relè temporizzato attraverso il contatto “normalmente chiuso” del relè. Alla accensione della luce del bagno, il relè si “apre” e la ventola gira alla velocità minima. Allo spegnimento del relè, il contatto si chiude (NC) e la ventola commuta al massimo.
Per gestire la temporizzazione notturna, ho acquistato (sempre su Amazon) un timer meccanico su DIN, che ho inserito in “serie” all’uscita del contatto del relè. In questo modo, dopo le 22.30, anche se è presente tensione sul piedino di doppia velocità, il timer ha il contatto aperto e questa funzione è inibita.

Le specifiche sono state tutte rispettate, il cliente (mia moglie) è contento ma nella parte superiore della ventola c’è un certo affollamento… Adesso non rimane che aspettare che la parete si asciughi e poi ritinteggiare tutto.

Counter HP 53131A

Da qualche tempo, in ufficio, ho un counter HP 53131A. Leggendo nella lista time-nuts, ho scoperto che non è un fenomeno nella misura della frequenza, soprattutto a 10MHz. Malgrado questo, vorrei provarlo con i software di KE5FX, pertanto mi sono dotato di una interfaccia GPIB – USB della National Instruments ed ho provato a fare colloquiare il PC con il counter.

Malgrado i mille tentativi non sono mai riuscito nell’impresa fino a quando mi è sorto un atroce dubbio: vuoi vedere che l’adattatore non fa contatto con la presa sullo strumento? Questo malgrado io abbia serrato completamente le viti di bloccaggio dell’adattatore stesso. Pertanto ho recuperato due vecchi cavi GPIB, ho tolto la abbondante polvere ed ho collegato l’adattatore: tutto perfettamente funzionante.

Inutile sottolineare il mio disappunto per questa cosa. Il lato positivo è che adesso ho collegato sia il counter che il multimetro via GPIB e posso, con un po’ di fantasia, controllarli da LabView per fare qualche misura “long term”. Da questo punto di vista è molto utile avere LabView su una macchina virtuale nella WorkStation dell’ufficio, in modo che possa lavorare anche quando non sono sulla scrivania. Nei prossimi giorni qualche considerazione su un GPSDO che non vuole saperne di funzionare!

Esp8266 – Note!

Sono ancora al lavoro per cercare di ripristinare la stazione meteo. In questi mesi purtroppo non ho molto tempo da dedicare a questa attività, pertanto il lavoro è mostruosamente lento.

Ho montato un primo prototipo sul circuito stampato e mi sono accorto di avere omesso alcuni componenti. Nel tentativo di “metterci una pezza” ho bruciato il convertitore AD ed ho quindi deciso di ripartire da capo. Il sistema è fuori dalla scatola e, come prima cosa, lo voglio verificare completamente sul banco.

Cosa ho notato/imparato in questo periodo:

  • I test effettuati su un circuito montato su uno stampato e dentro una scatola, rischiano di essere irripetibili, devastanti ed inutili. Meglio smontare tutto e lavorare sul banco. Per fare delle prove ho messo 5V sulla linea I2C. ESP8266 non ha gradito, incenerendosi.
  • quando un MCP3424A si rompe, gli ingressi è facile che vadano a bassa impedenza. Si nota con un voltmetro che la caduta ai capi del partitore di ingresso è maggiore di quella che dovrebbe essere. Questo può accadere se il convertitore è stato alimentato una tensione eccessiva, se ha ricevuto 5V sulla I2C o una tensione eccessiva su un canale.
  • Non fidarsi dei connettori maschio/femmina a passo 2.54 (quelli che vengono usati comunemente sulle raspberry o arduino). Ho perso un paio di ore di tempo con un connettore che cessava di funzionare non appena veniva inserito il maschio al suo interno.  Provato con il tester era tutto ok, inserito il maschio il contatto si isolava. E’ un bel problema debuggare un simile fatto!
  • ESP8266 quanto effettua il boot parte a 74880 baud. Si può facilmente verificare con una programmino chiamato “minitermi.py” in ambiente linux. Dopo la fase di boot, passa a 115200, quindi non è possibile leggere correttamente il boot o la fase successiva.

 

adelmo@hp-ufficio:~/ESP8266_NONOS_SDK/bin$ sudo miniterm.py /dev/ttyUSB0 115200
— Miniterm on /dev/ttyUSB0 115200,8,N,1 —
— Quit: Ctrl+] | Menu: Ctrl+T | Help: Ctrl+T followed by Ctrl+H —
{l␀$��|␀�#␂�o␌␄␌�␌$�␄c|����␓��|␒#�␌B��oN�␀$oN���␄b␜p��l{l{lp�o�␐␂␌␄�␌d␌␄␌␄␌␄c␄o�|␂l␄l��p␄��oN�␂l��␀$`␂�␓␒no␌$`␂␎␂n{���n␄␌��$`␂p�n�␐␃␄␌r�����␌␌␄␌#␌N�|␂쏞��p␄��oN�␂␌␄l ␂�␛␒oN␌$`␂␎␂nr�ےo␄␌␃�l ␃p�o�␐␂␌␄{�ܜ���d␌␄b␄o�|␃$�ی␜p␌��Nn�␂␌␌d`␃�␛␒oN␄l ␂␏␂or����␂␌␄�$l ␃␏r���␂␌␄�$l ␃{l��o܄�No����{␒non�␌l�brrd␀␌�␒�$�␒ے��␄␌␄␌␄�␌␄��$l$␡{l␀␌�␛�l$dn��␃␄␌␄␌␌␄�␄␌���l␎$␀␄�␒�$��o�␂n��o~␛␂��ll�b␌␌dlp”�␂b{���$`o$����$`#$`␂l���␂␃␄�␡␂���nd�|␒#␒␌␀␂l␄␌␄l ␃{ldon’t use rtc mem data
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Ai-Thinker Technology Co. Ltd.

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Va bene che affoghi ma…

Recentemente ho raccontato della mia stazione meteo “allagata” dalla condensa e dall’acqua piovana. Sto cercando di ripristinarla e mi sono imbattuto in “cose mai viste”. L’ossido che si è formato è talmente consolidato che si è letteralmente “mangiato” lo stagno e molti dei contatti passo 2.54. Ci sono delle parti decisamente corrose dall’ossido. Alcuni cavetti wire-wrap che uso per le connessioni sono recisi (non so se dal corto-circuito o dall’ossido stesso). Malgrado tutto sono riuscito a ripristinare il circuito che adesso è in fase di test.

Devo assolutamente fare uno stampato!!!

 

Aiuto, affogo!

La stazione meteo è ormai attiva da qualche tempo, e ha dato enormi soddisfazioni funzionando in modo perfetto per diversi mesi.

Qualche giorno fa c’è stato un violento temporale, con tanto di allagamento del parcheggio antistante casa. In corrispondenza di questo evento la stazione meteo ha smesso di funzionare. A prima vista un problema di comunicazione I2C, visto che i dati registrati erano tutti “0”. Riavviata la stazione non c’è più stata connessione.

Mi sono recato sul tetto ed ho smontato i coperchi. Lo scempio è completo:

  • Sezione di controllo allagata, con segni di ossidazione evidenti su alcuni connettori e “condensa” sul coperchio.
  • Sezione del sensore di pioggia completamente allagata con segni di condensa anche in questo caso e pesante ossidazione.

Cosa può essere successo? La scatola del sensore di pioggia secondario è realizzata con una scatola da esterni di tipo “economico”, senza pressacavi con guarnizione. In questa scatola è entrata acqua ed umido.

La scatola è collegata alla sezione di controllo attraverso un cavo dalla guaina piuttosto “rigida”, che ha fatto la funzione di “tubo”, facendo arrivare aria molto umida che si è condensata sulle pareti. Con il calo delle temperature, l’umido è aumentato tanto, arrivando a bagnare molto il circuito, rendendolo non funzionante.

Interventi di ripristino:

  • rendere la scatola del sensore secondario veramente “stagna” con silicone e nastro vulcanizzante, oppure rimuoverlo del tutto, visto che in definitiva serve a poco.
  • rendere la scatola dell’elettronica non comunicante con la scatola del sensore secondario, tappando il “tubicino” con il silicone.

L’angolo del ciambotto.

Se dovessimo giudicare la nostra civiltà da quello che si vede in rete, avremmo una visione un po’ distorta: pieno di fotografi ovunque, che si destreggiano impavidi negli spazi di colore più impensati. Sportivi ovunque che riprendono e pubblicano video in ogni dove. Soprattutto un tasso enorme di geni, visto che sui blog tutti i progetti funzionano, danno i risultati sperati, non si guastano mai.

Io invece faccio delle foto discutibili, posto anche i video di quando mi parte l’anteriore a motocross e voglio dedicare un post alla mia ultima cialtronata.

Devo monitorare lo stato di una finestra con la (infame) CubieBoard. Bene, prendo un sensore magnetico e lo collego al GPIO. Ottimo.

Fantastico vero? Un occhio meno “rincoglionito” del mio, noterà sicuramente che se il contatto sulla finestra è aperto, il piedino della GPIO è “floating”. E questo causa un comportamento molto bizzarro del sistema, del quale mi sono accorto in fase di test: apro la finestra, faccio girare il codice e vedo dei “rimbalzi” sullo stato di una variabile. Monitoro il GPIO e questo cambia allegramente stato per i fatti suoi. Controllo lo schema, mi percuoto e faccio ammenda.

Ho corretto lo schema. Adesso il GPIO è collegato ad un pull-up con un 10k e la finestra è collegata verso la massa: finestra chiusa piedino a livello logico basso, finestra aperta piedino a livello logico alto grazie al pull-up.

Ogni tanto l’angolo del ciambotto deve essere rispolverato!